
La psicoterapia consiste nell’accompagnare il cliente nei suoi tentativi di affrontare le implicazioni del suo modo di vedere le cose.
Tali implicazioni possono essere così disturbanti o minacciose da far scegliere alla persona di smettere di fare esperienza, di cambiare.
I sintomi riflettono proprio questo stallo, consistente in un modo ripetitivo e sterile di interpretare la propria relazione con gli altri ed il mondo.

Paradossalmente, la richiesta di cambiare contrasta con il forte timore del cliente rispetto a ciò che sarà e a come diventerà.
La psicoterapia interverrà quindi cercando di favorire allo stesso tempo rassicurazione e sperimentazione.

La relazione terapeutica è il contesto e contemporaneamente il mezzo attraverso il quale avverrà il superamento dello stallo.
Si tratta di un’ impresa che si caratterizza per alcuni aspetti che derivano dai presupposti teorico-epistemologici che abbiamo visto sopra:
la collaborazione: ovvero la costruzione di un processo terapeutico portato avanti congiuntamente, dove ogni attore tiene conto del contributo dell’altro;
l’approccio credulo: la considerazione da parte del terapeuta che la narrazione del cliente ha una sua intrinseca validità e si basa su proprie verità che devono essere rispettate;
l’accettazione: la disponibilità del terapeuta a mettersi nei panni del cliente, ad assumerne cioè il suo punto di vista;
il coraggio: l’attitudine del terapeuta e del cliente ad avventurarsi attivamente nell’esplorazione di nuove alternative.